Con le sue sonorità intimistiche rende degno omaggio al Maestro Battiato
È l’incipit di Seby Mangiameli nel ricordo del maestro Franco Battiato. Come i dervishi, ha ricreato un vortice circolare nel Teatro, al ritmo di sette ottavi.
Accolto dall’associazione “Apertamente” (unità pastorale Padre Misericordioso), ha subito citato la Bassa Padana, le balere estive. E giù gli applausi, umplugged. “Dopo due anni torniamo a Reggio, in una Emilia-esempio del modo d’essere e fare.
Una terra genuina.”Portiamo Battiato, la spiritualità e l’altezza dell’uomo. Il bello come mezzo, attraversando le prospettive Nevsky, da nord a sud, in una immensa rete interconnessa”. Magie tese all’infinito, poesia che sgorga dal cuore, incontro d’anime. Un viaggio che è nelle corde di Mangiameli e dei suoi colleghi. Le atmosfere fendono, come aironi ad ali spiegate, i campi solcati dai dolci canali, appena interrotti dalle strade dei viandanti. Il cantautore siracusano ricorda l’incontro con Giusto Pio, che segna un approccio differente. “L’era del Cinghiale Bianco”, apparentemente più commerciale, ma carico di forti simboli. La tessitura armonica non soffre di una mancanza ritmica, anzi scava in profondità. La gente ha cantato con lui la libertà, “nello spazio tra le nuvole”, emozionandosi. Non si può essere distratti, anche difronte a un Battiato esoterico come in “Sentimento Nuevo”, reso fluidamente dai musicisti. La scelta timbrica è morbida, pulita: le dinamiche sempre serenamente ardite, convincenti, innovative. Nicola Narduzzi e Salvo Amore hanno interpretato i silenzi oltre le parole di una “Sicilia omnia est”. Terra amata e contraddittoria, crocevia di un viaggio interminabile, dove i popoli s’incontrano, sintesi di letteratura, pittura, note scolpite. Idiomi rimasti impigliati, come spuma di mare, fra le corde mosse dal vento. Cangianti, autentiche, vere. Una Cura per raggiungere un “centro di gravità permanente”.