La colpa di tutto questo successo, probabilmente, è della vulcanica Nella Caruso. Maestro, pianista, conduce il coro fin dal 2013 circa, col suo carattere ha plasmato il “non starci di testa” per divertirsi e portare allegria dovunque : dai teatri (com’è già successo ad Avola, ma non solo), la sua abilità sta nell’aver introdotto la teatralizzazione dei testi. Unico gruppo nel territorio a fare un mixing di ritmiche e parlati, sussurrati, recite di un repertorio consolidato eppure in evoluzione : dagli anni ’30 a oggi, secondo il loro umore. Felpato, quasi felino, l’ apporto di Peppe Muccio alle keyboards, stavolta coadiuvato dai percussionisti.
Da “è scabroso le donne studiar”, sincopando, a “Rosalina”, è questo zigzagare che ti sorprende sempre. Di fatto, un fenomeno espressivo che sa rinnovarsi senza… testa. Apparentemente. Le parrucche colorate? Fanno parte del prendersi e prendere in giro, sminuendo la seriosa mimica istituzionale della quotidianità . Ognuno indossa la sua maschera: e forse è davvero il suo abito. Questo il messaggio. In ognuna di loro c’è una “gatta a un passo dal cielo blu”, pronta a un irriverente contrappunto. Ma a una sola voce: pianissimo, fortissimo, lento, e ancora andante con verve. Un team sempre più in diesis. “Masaniello è crisciuto” chiosano nel catartico finale, a confermare la loro pazzia…e “lo Stato non le deve condannare”. Chapeau