È volata via una nota fra le più belle del firmamento della musica siciliana e non. Piergiorgio Monaco aveva circumnavigato in lungo e in largo lo Stivale per proporsi e proporre la sua idea, il suo sogno: c’è riuscito. Ha lasciato un messaggio indelebile – ha commentato, a voce rotta, il cugino e collega Seby Mangiameli – producendo il miglior jazz possibile”. Le lunghe notti passate in auto insieme ai Tedranura, al fratello Marco, noto per le sue partecipazioni televisive a Domenica In, scandita dalla sua batteria, non possono essere dimenticate. Un sodalizio artistico che non si è mai spezzato, insieme a nomi del calibro di Filippo Di Pietro, interrotto solo da una breve parentesi, riaperta a Floridia, dove I Tedranura hanno sciorinato uno dei migliori sound mai ascoltati per bilanciamento, ritmica e significato culturale. “I sorrisi, le zingarate, gli scherzi fra noi – ricorda Seby – spezzavano quella riservatezza che egli era solito usare con tutti: il rispetto, l’empatia, la capacità di comprendere le cose, le persone, fino in fondo erano e rimangono una sua dote ineguagliabile”. Con i Tedranura vinse un po’ dappertutto in Sicilia, per poi approdare, nel 95, alla finale nazionale Rai di Castrocaro. Si fece notare subito per la raffinatezza del tocco, per la plasticità dei movimenti, per la sincronia col suo pubblico. Un uomo che si teneva lontano dall’indifferenza, in nome di un animo nobile e attento alle cose vere. “Ci lascia il suo lavoro, “Landed”. Un Cd Jazz di rara intensità tecnica ed emozionale a testimonianza di ciò che era in grado di creare”. La voglia di fare, infatti, malgrado la malattia non gli era mai venuta meno: sempre pronto a incoraggiare gli altri, il suo arpeggio, i suoi fraseggi, sono la proiezione del suo stile. Già. Un uomo elegante, non poteva non essere che un pianista raffinato. Lascia la sua consorte, i suoi figli, tutti coloro che ha amato e da cui è stato riamato. “Ci siamo sentiti una ventina di giorni fa – ci racconta Seby – e non ha voluto parlar di sé. Mi ha detto solo: “Macina, fratello, vai avanti”. Ci restano musiche, suoni, ricordi, fotografie: una, in particolare, mentre sorride alla guida, accanto a Seby. Perché il suo viaggio non è finito, forse solo sospeso, a metà strada fra il mare e l’infinito Cielo dei suoi 88 tasti, dove il tempo e la fretta non albergano.
La redazione si associa al lutto della famiglia e della sua città.
(Un ringraziamento a Seby Mangiameli, che il particolare momento ha cancellato il suo concerto romano)