Una serata densa di eventi, ieri al “Plaza”, dove il gruppo canoro solarinese – ma non solo – ha polarizzato l’attenzione sulla propria capacità di saper ricreare suoni, nuances, atmosfere d’antan. E, perché no, un attimo di evasione dalla tensione quotidiana. Ormai il repertorio messo in campo è vasto: dalle canzoni anni ’50, passando per la Bossa Nova, per arrivare ai sincopati jazzy di melodie riadattate dalla inarrestabile maestra Nella Caruso e dal suo partner artistico, Peppe Muccio, alle tastiere. L’effetto policromatico non è casuale: ci si “traveste” non per nascondersi dalla realtà, bensì per scimmiottarla con una sana dose di analisi e buonumore. “Sui volti delle nostre cantanti – ha detto la Caruso – c’è voglia di sorridere e donare spensieratezza.
Ci divertiamo, prima di tutto, altrimenti non riusciremmo a far passare il nostro messaggio. Il nostro gruppo è nato 5 anni fa, attraverso un progetto scolastico”. Adesso è maturo, è diventato “altro” e sa andare “oltre”, portando conforto dove c’è urgenza di alleviare ferite: case di riposo, ospedali, carceri. Tecnicamente è abile nei sussurrati, nelle dinamiche, nei chiaroscuri di ogni pezzo presentato al pubblico. Teatrale, sornione, irridente, il team è una “belva da palcoscenico”, ormai. Una “mission” continua, la sua, che ha arricchito il territorio, vista la continua richiesta di repliche un po’ dappertutto. Continueranno? Preferiscono glissare. D’altronde “E’ scabroso le donne studiar”.