“La Fisica non avrebbe mai dovuto condividere le sue scoperte con il potere”.
La scena è chiaroscurale, rischiarata da una vecchina, donna Salvatrice, sua madre, nata a pochi passi da via Caronda. “Ettore è un genio. Lo diceva Fermi”, esordisce la donna risvegliandosi dal torpore. “Egli era soprattutto l’anima dei ragazzi di via Panisperna”. L’attore si scompone in più personaggi facendo rievocare a Salvatrice la sua Catania ridente, quella di Villa Bellini, di via Etnea e dell’amore che la porta a concepire i suoi cinque figli. “U sapiti ‘cu erano i Maiorana a Catania? Erano Deputati, senatori, professori, giuristi”. Titoli cui donna Salvatricenon punta davvero perché ci sono cose più importanti nella vita. Amare. E come non amare Fabio, che fondò l’azienda telefonica di Catania? Ettore nacque nella calura d’agosto. Fin da subito “era spettu”. Giocava con i numeri già a cinque anni e le radici cubicheerano le sue fantasie!”.
La donna s’illumina ricordando Orso Mario Corbino. Lo scienziato che, da Augusta, diviene professore nella Roma papalina, creando il primo Nuovo Polo di Fisica. Franco Rasetti, altro brillante studente, viene chiamato da Corbino; il cenacolo degli studiosi avrebbe accolto tutti gli studenti che avessero voluto effettuare il passaggio accademico da Ingegneria a Fisica. Edoardo Amaldi, da Piacenza, ed Emilio Segrè, i primi pilastri. Segrè persuade Ettore a completare il gruppo dei ragazzi di via Panisperna dove tutti trovano la propria strada. Ma Ettore, per la madre, la perse, quella strada. Il segreto dell’atomo diviene il suo successo internazionale, ma anche il suo misterico dileguarsi. Le rimane la pena, “perché il dolore più grande di tutti i genitori è sopravvivere ai propri figli”. Torrisi è un performer anche nei tempi di scena, dando vita a Enrico Fermi, con la sua versione dei fatti.
“Ettore è un saraceno al modello statistico dell’atomo”, rammentaFermi con piglio da Nobel. Rammenta che ma Ettore, in un giorno, riesce a evidenziare un segreto che non volle mai pubblicare: l’esistenza del neutrone. “Gli chiesi di farlo sapere a tutti, ma non volle; non pubblicò neppure la teoria delle forze di scambio nucleare, che allora mise a soqquadro la comunità scientifica”. Arriva ad osservare, sul grande Eisemberg: “Egli ha detto tutto quello che si doveva dire, spiegando anche troppo”. LaFisica ha in mano una grande forza che sarebbe potuta sfuggire all’uomo. Maiorana diviene amico di Eisemberg perché lo studioso non era come gli altri fisici: Karl era un musicista, unletterato, un altro scienziato che seppe dir “no”. Solo Ettore puòpermettersi di correggerlo dimostrando come gli elettroni non rimangano nel nucleo ma ruotino all’esterno. Fu il trionfo di Ettore Maiorana, che rientra a Roma, stravolto: si isola, studia, conduce una vita eremitica. “Eppure avevamo scoperto qualcosa di nuovo” – ricorda Fermi – Ma Ettore rimase ai marginivolutamente: eravamo dei cretini! Avevamo spaccato l’atomo e non ci credevamo!”. Finalmente, Ettore esce dal suo isolamento, partecipando al concorso per cattedra di Fisica. Lo vince “per chiara fama”, solo poiché il meno titolato, Giovannino Gentile, èfiglio del ministro della Pubblica Istruzione (un vero problema politico). Ma dopo appena due lezioni Ettore si dilegua proprio mentre la Germania nazista prende il sopravvento in Europa. A questo punto, Fermi decide di proteggere la moglie, ebrea, fuggendo in America.
Il mistero continua. Entra in azione Sciascia, con la suaricostruzione più verosimile che si poggia sulle due lettere di Maiorana. In una, alla famiglia, chiede perdono, preannunciando il suicidio; in un’altra, chiede perdono per il suo gesto al suo direttore, Carrelli. Una lettera resta aperta (quella alla famiglia) e quella a Carrelli la spedisce. Solo che…esce di casa con 70 mila dollari in tasca e salpa da Napoli su un traghetto dove, di certo,non si suicida poiché sbarca l’indomani a Palermo. “Caro Carrelli, il mare mi ha rifiutato, ma ho intenzione di rinunciare all’insegnamento”. Queste le sue ultime parole. Dall’America, i rumori: “E’ stato rapito da Hitler”, “E’ in Argentina”, è in Venezuela! No, è in Sicilia, col soprannome di Tommaso Lipari. “Ma i morti si trovano, solo i vivi possono scomparire” commentaun commissario del regime nel tentativo di ritrovarlo.
Il resto della vicenda? Anche Paolo Borsellino aveva indagato sul caso, senza arrivare a risultati certi. E il corpo del messaggio di Torrisi? Lo scoprirete soltanto entrando nella sua scena magica,reale, triste, gravida di speranza. Ci troverete l’Isolitudine e l’empatia, la spiritualità dei numeri e la concretezza della vita e la scelta della vita sulla morte. Vi rinverrete il testamento “dell’uomo che capiva le cose prima degli altri ma non gli dava il giusto peso”.