Fede, filantropia, coraggio: Maria Cristina Pontano-Messina, nella interpretazione della studiosa Mariannella Mangiafico Valenti.
Altro passo in avanti per il Circolo Benedetto Croce, per la Fidapa e per tutto l’associazionismo floridiano: le “Donne di Valore” arricchiscono, con le loro azioni, le pagine di una storia che non si esaurisce oggi, ma si snoda lungo un arco temporale indefinito. Il progetto è della Commissione Fidapa, come ricordato dalla presidente Fidapa, Lucia Carbonaro: “Eccezionali doti di mente e cuore erano proprie della Pontano – ricorda, accennando alla eredità e alle parentele con il ramo-Vinci della sua famiglia. Allo storico Circolo “Benedetto Croce”, le donne continuano a costruire cultura, rielaborando valori, tessiture, autentici vissuti. La “vulcanica” Mariannella Mangiafico Valenti, ha selezionato gli aspetti più forti della personalità della Pontano, grazie anche all’aiuto del materiale fornito gentilmente dal direttore Greco, da sempre una delle colonne di riferimento della comunità. “E’ il profondò umano e spirituale – ha premesso la docente – che continua a ispirarci nel nostro agire”. L’ambiente della Pontano è culturalmente ricco e questo le consentirà un attivismo indelebile: il padre, infatti, è un magistrato, e il suo ambito familiare è pieno d’affetto. In contrada Raisi soleva trascorrere le ferie d’estate. Figura importante, per lei, è il nonno, dal quale apprende i valori cristiani, l’amore per la campagna e la terra.
E inizia a scrivere versi che solcano l’agro. “Nelle belle sere d’estate, quando tutto è pace infinita, il silenzio, vasto e solenne, è appena turbato dallo zirlare dei grilli”. Già dall’incipit affiora la capacità poetico-descrittiva della scrittrice. Note personali, diari intimi, ma, allo stesso tempo, capaci di operare una stimolazione simbolica e sensoriale. La provvidenza Divina – sottolinea la Mangiafico citando il suo costrutto emotivo – è quell’ordine razionale secondo cui, nella storia umana e nei casi singoli, si manifesta la volontà di Dio”. Nel suo trasferimento a Catania, ricorda ancora – il padre era stato nominato presidente del Tribunale – frequenta le Suore Benedettine, dimostrando quella compostezza e affabilità, che si concretizzerà nel ramo umanistico-religioso.
“Per lei la vita non fu tutta rose e fiori – aggiunge – ché soffriva di forti e ricorrenti emicranie sopportate in silenzio, oltre al dolore per la chiamata alle armi dello zio, durante la prima guerra mondiale”. Qui si staglia su un quadro fosco – anche attuale – in cui le donne si dolgono non per la solitudine, ma per il dolore che – inevitabilmente – condividono. Sì. È pur vero che ella ammira l’eroismo dei militi, ma la stessa ammirazione è rivolta alle volontarie della Croce Rossa, come Costanza Bruno, esposte anche loro al rischio.
“Le donne del Nord sono impegnate nelle industrie – scrive – ma quelle del Sud lavorano i campi, dimostrando una forza di pari dignità. “Sono donne che combattono per sfamare la propria prole”. Le idee sono chiare anche a livello filosofico: “Cos’è la coscienza – si chiede nel suo dialogo interiore -. È la voce divina che si fa udire nel nostro animo. Da qui si evince la forte influenza di Sant’Agostino, come logos e amore sconfinato, riallacciandosianche a San Paolo, nella osservazione del creato”. Una donna all’avanguardia, che si batté anche per Rosa Gentile, del Centro Italiano Femminile e presidente delle donne cattoliche italiane.
“La condizione delle donne negli anni 50 era di analfabetismo – ricorda la Valenti – e nel nostro ambiente, chiuse fra le mura domestiche, erano rimaste sarte, magliaie, ricamatrici. C’erano anche donne, purtroppo, sottomesse alla concezione patriarcale”. La Pontano le individua, ne fa rilucere la dignità di chi non poteva sovvertire quelle condizioni individuali. Per tal guisa, viene definita dalla relatrice come “donna antesignana della linea del tempo”. Fu anche esempio dinamico per i sofferenti, per i bambini, tanti, che venivano portati alla “ruota” di Santa Lucia alla Badia. Lotta per il riscatto: il lavoro e l’istruzione sono il perno della trasformazione, necessarie all’abbattimento di una cultura in cui l’uomo non sia un rivale, ma il suo migliore amico, trovando i punti in comune nelle specifiche diversità. Non più“trastullo del marito”, di gattopardiana memoria, ma perno egalitario nella società del lavoro, della cultura, della politica. Un accenno viene fornito da Mariannella Mangiafico Valenti anche alla importanza dei suoi interventi contro le politiche abortiste e divorziste degli anni ’70. Poi, storicamente, l’incontro con il dottor Messina, la fondazione degli istituti “Don Orione” da Noto a Floridia, dove l’istruzione rappresenta un pilastro per l’emancipazione dei bambini, ossia “servire nell’uomo il Figlio dell’Uomo”. Serata coinvolgente, che continua a raccontare, grazie alle forze culturali del territorio, la storia sia sotto il profilo antropologico, sia sotto quello umano. Da non tralasciare l’importante ruolo acquisito nel ‘53, quale presidente del Convegno Maria Cristina di Savoia, che si occupava di formazione e inserimento nella vita sociale e religiosa.
Di rilievo le letture delle donne partecipanti, di Maria Burgio, che,intensamente ha sottolineato dei passaggi significativi della scrittrice. Le lettrici dei passi più intensi della scrittrice, tratte dal “Quaderno Verde”, sono “La Casa Abbandonata”, “Padre Comune”, “Il Viale”, lette da Giovanna Urso e Carmela Latina.
Un plauso particolare anche alla violinista Yulya Tsyrkùn, che, con le sue straordinarie doti tecniche ed espressive, ha armonicamente legato gli interventi dei relatori attraverso la sua musica.