IL SEQUEL DI ” CINQUE DONNE E UN ARANCINO” SI TRASFORMA NEI “CANNOLI DI MARITES”.
Catena Fiorello: “Un Romanzo delle domne che sanno rimettersi sempre in gioco”.
“I Cannoli di Marites”, l’ultimo lavoro di Catena Fiorello, riempiono l’auditorium del Circolo Benedetto Croce. Presentata dall’instancabile amica Mariannella Mangiafico Valenti, ed ospite delle associazioni culturali Focus, della Croce Rossa, del Circolo Benedetto Croce, Demea, Auser, Fidapa Floridia, la scrittrice ammalia l’uditorio. Con la sua prossemica, racconta una Sicilia segreta, non stereotipata, immersa nelle sue montagne, vividamente tratteggiate in punta di penna. “Far riflettere sorridendo” è il suo motto. Improvvisatrice, esordisce con una poesia in vernacolo. Del libro non si parla subito: l’interazione è col pubblico, per raccontarsi insieme. Con i “Cannoli”, continuum di “Cinque donne e un arancino”, Catena riprende un fil-rouge da cui emerge la figura salvifica di un’altra donna: Marites, appunto. Una filippina che si aggiunge alle cinque signore degli arancini. Quelle amiche catapultate nei monti dell’entroterra per rincorrere una rivincita difficile, eppure possibile, riprendono il loro percorso vitale nelle nuove pagine. Facciamo un passo indietro, riallacciandoci al precedente lavoro, dove donna Rosa, vedova, va via da Milano per far ritorno alla propria terra. L’idea di fare gli arancini migliori di Sicilia offre gradevoli sapori, colori, suoni, svelando altre prospettive interiori: non è una scelta classica poiché le impervie montagne di Monte Pepe sono difficilmente accessibili. È un’azione coraggiosa. “La protagonista è innamorata del proprio borgo – sostiene Catena, entrando nel cuore del suo testo – e ci tiene a creare un’attrattiva che calamiti i turisti sulla vetta del sito immaginario di Monte Pepe”. Con le amiche , decide di condurre la gente nel regno degli arancini , dandogli vita anche sui social. Ma non decolla. Rilucono, nello sviluppo della trama, amori, tradimenti, vite, amarezze. Il negozio non va, peraltro. E le attrici sono sul punto di chiudere, fra amori che finiscono e sogni che s’infrangono, inevitabilmente, “perché nella vita non decidiamo solo noi”. La protagonista non si arrende e si reinventa, portando gli arancini negli alberghi. “Noi siciliani siamo eleganti – sottolinea – e le donne siciliane sanno finemente rinascere quando meno te lo aspetti, con l’aiuto di altre donne. Nel sequel “I Cannoli di Marites” , Nunziatina trasfigura Monte Pepe nel “Borgo della Poesia e dell’incanto”. Le poesie non appartengono solo alle persone colte, ma anche a quelle meno titolate “Perché la poesia è una medicina”. Queste liriche vengono disposte nel dipanarsi della storia secondo un’armonica sequenza logico poetica. Il cibo è un pilastro dell’architettura narrativa. Il racconto invita a interpretare i componimenti in modo semplice, naturale, ascoltandone i suoni, affidandosi all’intuito. Gli esercizi di stile, secondo la Fiorello, sono sterili, non attraggono i cuori, non si lasciano comprendere. La cultura deve essere accessibile a tutti, mentre la tecnica è fine a se stessa. Il cibo, in tal senso è anche memoria: racconta un passato di semplicità, dove le tensioni sociali non erano così forti, rispetto a un presente in cui serve consapevolezza delle disuguaglianze, dove il libero arbitrio deve essere riconquistato proprio con quella serenità che, un tempo, riusciva ad abbattere le frustrazioni. E se non racconti la storia delle persone, la loro cantabile quotidianità, sottrai i colori ed i sapori alla narrazione. Solo così, “quell’immanente sollievo” da Catena citato in prefazione, si fa conforto dell’anima.
Roberto Rubino
Note. Nella serata, apprezzati gli interventi dei presidi Giorgio Agnellino, Clorinda Coppa, Salvo Cantone, del giovane deputato, Tiziano Spada, della scrittrice Stefania Germenia e dell’assessore Serena Spada.