
Chiaro, esaustivo, sereno, il noto medico chirurgo, Vasco Merciadri: “Che devo mangiare?” Inizia così, con una serena ironia la sua conferenza. Già. Perché il corpo, la mente e lo spirito non possono scindersi: per tal ragione occorre avvicinarsi alla fisiologia umana. “Purtroppo, non si studiano più tante cose – osserva – come l’anatomia e la fisiologia comparata: da queste si evince che non siamo onnivori. E dal punto di vista scientifico non esiste alcun animale che lo sia, perché ognuno ha una sua nicchia ecologica di alimentazione. L’uomo ha una origine da primate frugivoro della savana. L’uomo ha imparato a correre per difendersi dai predatori; la nostra alimentazione era e rimane frugivora. Pensiamo al gorilla. È forte? Si, ma non ha una muscolatura “messa su “con la carne, bensì con i vegetali. Altri animali potenti si nutrono nello stesso modo”. Premesso questo, “il mito delle proteine nobili derivanti dalla carne è errato”.

I precursori delle proteine, infatti, “vengono prodotti dai batteri azotofissatori dei terreni, nelle radici delle leguminose: solo lì si formano. La mucca, la pecora, l’uomo e tutti gli animali superiori non sono capaci di produrle. L’uomo ha una struttura del tubo digerente differente dai carnivori, i quali hanno un ambiente gastrico cento volte più acido rispetto a quello umano. Il loro intestino è corto, tre volte meno dei frugivori, perché deve eliminare i metaboliti acidi. Tutti i carnivori hanno una digestione laboriosa, perché producono notevole quantità di ammoniaca dalle proteine animali”. Insomma, l’ammoniaca va metabolizzata in un modo o nell’altro: “E se nasciamo frugivori, tali sostanze distruggeranno, prima o poi, la salute. Nella saliva abbiamo la ptialina, un’amilasi che serve a scindere gli amidi. Per questo la prima digestione inizia in bocca. Ovviamente ciò non accade per i carnivori, poiché non si ritrovano amidi nei loro alimenti. Nell’uomo, al contrario, sono facilmente metabolizzate le proteine vegetali”. S’è parlato anche di cottura degli alimenti: “In origine l’uomo non avrebbe potuto nutrirsi di animali crudi, infatti non lo fece finché non scoprì il fuoco. Ciò accadde alcune decine di migliaia di anni fa. Si verificò perché egli credette, come nella tradizione sciamanica, di poter attingere le energie dell’animale ucciso e dell’uomo ucciso. Infatti, crebbero il cannibalismo e il “carnivorismo”. I dati ci dicono come la longevità fosse (ed è ancora) maggiore nei paesi più poveri e con minor consumo di carne”. “La carne, quella buona – rimarca – distrusse la famiglia dei Medici, con la gotta: per questo i nobili s’imparentavano con la plebe, che, invece di mangiare il cervo dei boschi, si nutriva di pane di grano semplice, ceci e fave, lavorando tutto il giorno. Con l’avvento della rivoluzione industriale è cambiato tutto – approfondisce Merciadri – e in Italia da 3 chili di carne annui a testa del 1860 (primo rilevamento statistico), siamo passati a 100 chili di carne, 20 di pesce, e cento chili fra latte e latticini e derivati; ciò ha creato un peggioramento della salute dell’individuo negli ultimi anni, con l’insorgenza della famigerata triade: obesità, ipertensione e diabete, e, conseguentemente, l’incremento delle malattie neoplastiche e cardiovascolari. Queste sono le prime cause di mortalità. È una situazione tragica legata all’alimentazione”. Insomma, tanti falsi miti sfatati scientificamente. “Con l’alimentazione carnea, a base di grassi saturi, si formano, nel tempo, micro-trombi e micro-emboli nelle arterie con l’insorgenza di gravi malattie cardiovascolari. In alcuni paesi del Nord Europa hanno iniziato un percorso virtuoso, noi, no. Eppure nel 2010 l’Euristat aveva diramato un avviso alle autorità competenti italiane perché si era reso conto conto che, già a 60 anni, il 90 per cento degli italiani era affetto da almeno una malattia cronica. Negli anni precedenti, invece, gli italiani arrivavano a 70 anni in buona salute. Nel 2014 sono state riscontrate 45 mila morti in più, rispetto alle previsioni. Questo, a causa dell’eccessivo consumo di prodotti animali. Nell’ottobre 2015 L’Oms ha pubblicato una monografia, frutto del lavoro dei maggiori scienziati a livello mondiale in cui è emerso come tutta la carne, una volta trattata o cucinata, sia cancerogena. Addirittura la carne rossa è stata dichiarata cancerogena già allo stato crudo. Se parliamo di tutti i tipi di cottura, dallo spezzatino al ragù, carni bianche comprese, il discorso non muta. Invece un documento pubblicato dall’Onu circa un mese fa ha dimostrato anche la pericolosità della alimentazione con formaggi i e latticini. i messaggi scientifici Oms sono stati insufficientemente comunicati da chi avrebbe dovuto operare secondo le vere indicazioni dell’Organizzazione mondiale della salute. Un fatto vergognoso. I formaggi, insieme al latte, sono anch’essi cancerogeni, perché acidificanti. Comprendo le industrie alimentari, ma possono riconvertirsi, come già sta avvenendo in alcuni paesi”. Vasco ci tiene alla salute: “Ho fatto il giuramento d’Ippocrate. Ora la gente deve aprire gli occhi”. E il mito del pesce e l’omega 3? “Ma questo si altera già a 40 gradi! – replica – Nel pesce viene fritto, ci trovi, invece, i radicali liberi perché le temperature superano i 100 gradi. Io non ci sto a questo gioco contro la salute e l’ambiente”. Il tumore alla prostata, o al seno, sono direttamente collegati all’IGF1 (presente nei latticini), ormone che favorisce la crescita delle cellule cancerose: “Un medico lo deve sapere – protesta – e non posso stare zitto. Guardiamo al registro di mortalità giapponese: ad esempio, il tumore alla prostata, nel 2014 si registrano 148 morti su 76 milioni di maschi. In America tali neoplasie sono mille volte tanto: ciò perché lì si usa molto di più il latte, che in Giappone non si adotta. Il tumore alla mammella, anch’esso legato soprattutto al consumo latte è su proporzioni simili: perché devo esser solo io a dire queste cose? Quando vado in televisione, mi stoppano, chissà perché – ride -. Allora occorre che, come per le sigarette, sui prodotti carnei e derivati dal latte, si scrivano dei pericoli che si corrono nutrendosene. Non mi baso su una medicina esoterica: sono dati scientifici, se vogliamo, anche banali, che si trovano dovunque su qualsiasi rivista medica seria”. La farina 00 e lo zucchero bianco, “come ci ricorda anche Campbell, sono anch’essi pericolosi per la salute umana. Quindi è bene nutrirsi di farine integrali e zuccheri non raffinati”. Attacca ancora la carne, con la passione di chi vuol prevenire, aiutare davvero: “Essa è anche inquinata dagli antibiotici: l’80 per cento degli antibiotici, finisce negli allevamenti, e non serve per curare noi o i nostri amici animali. L’animale di allevamento, sottoposto a dosi massicce di antibiotici, cresce più rapidamente. Quindi non ci si deve lamentare se l’intestino, letteralmente devastato della sua flora batterica, devastata dall’uso improprio degli antibiotici presenti negli alimenti animali, non reagisca alle terapie, anche massicce”. La B12? Altro mito da sfatare perché essa è prodotta dai batteri che vivono sulle erbe e sui frutti. “Chi dice che la carne produca la B12, evidentemente ha studiato male o è confuso. È microbiologia di base”. Importante la moderazione, durante la conferenza, la mediazione di Andrea Mineo, che ha saputo cogliere i passaggi più importanti, consentendo il batti e ribatti fra relatori e pubblico. La sintesi: “Dobbiamo cambiare, volgerci alla naturalità: il glifosato (noto diserbante) dei grani industriali, e gli alimenti per gli allevamenti industriali danneggiano il nostro intestino, creando la “sindrome dell’intestino permeabile,” causa di molte malattie autoimmunitarie. Abbandoniamo la paleomedicina ottocentesca di tanti miei colleghi: ricordo pure che il glutine, insieme al glifosato, è un altro mix esplosivo per la salute del nostro intestino. La gente ne sia consapevole”. Sulla stessa lunghezza d’onda, la collega Silvana Amato, la quale, dopo aver discusso delle problematiche femminili – essendo un’apprezzata ginecologa – ha ulteriormente affondato i colpi, avendo esaminato da decenni le patologie del pianeta-donna. “Occorre una dieta bastata su alimenti antinfiammatori – ha esordito -. Si è visto che i latticini contribuiscono a creare dolore, contraendo le cellule, e infiammando il corpo. Le carni producono radicali liberi, che se in eccesso sono responsabili di serie patologie e possono contenere grandi elementi inquinanti, innescando focolai”. Non solo: attenzione alle plastiche. “La ricerca ha scoperto una delle cause della endometriosi, nel componente che si trova nella plastica (il bisfenolo) che attiva i recettori degli ormoni. E va dappertutto, anche alla mammella, comportandosi come un estrogeno”. La Amato cita nella lista nera il Ddt, i detersivi industriali, i prodotti d’igiene personale, e invita tutti a far molta attenzione alla composizione chimica dei prodotti, agli “xenobiotici”, ai pesticidi e agli additivi alimentari: “Cerchiamo di perdere del tempo nel leggere le composizioni di ciò che acquistiamo. Beviamo acqua in bottiglia di vetro, ché dalla plastica si libera proprio il bisfenolo”. Salerno fa la summa degli interventi: “L’alimentazione deve essere equilibrata: sono stanco di vedere persone che vengono per curare il dolore fisico o emozionale. Sarebbe bello che i vertici delle industrie si unissero per il bene dell’uomo, riducendo le medicine. Ma è utopia”. Un’utopia possibile, se solo si sviluppa la curiosità, la voglia di apprendere, senza accettare passivamente consuetudini dannose, come lo stesso Merciadri ha ribadito nelle sue ultime pubblicazioni: “Il Fiume scorre” e “Di Savana e di Montagne”. “Non dimentichiamoci di noi stessi – conclude Merciadri – cerchiamo la consapevolezza, allontanandoci dagli stereotipi. E ricordiamoci che cambiare in meglio il nostro mondo, dipende da quel che mettiamo nel piatto”.
Un particolare ringraziamento, il dottor Merciadri ha rivolto a Peppe Padula, che con la sua abnegazione ha reso possibile questo convegno.