“Siamo sempre preparati ad emergenze del genere, non siamo stati colti di sorpresa ”
Si schermisce il capo dei Vigili del Fuoco di Genova, malgrado l’indiscutibile eroicità delle gesta di salvataggio effettuate in questi giorni. Attimi infiniti dove il dolore non poteva albergare nei loro cuori, rallentando l’immediatezza degli interventi. Già. Occorreva soltanto agire, cani in spalla, gettando il cuore oltre ogni possibile pericolo, calcolandolo con istinto ed esperienza. Apprezzamenti sono giunti da tutto il mondo alla centrale di Genova: “Ci han telefonato fin dal Giappone – racconta a nome dei colleghi, Francesco Marchese – e dalle Americhe.
Tutti i nostri connazionali sparsi nel mondo hanno rapidamente contattato i nostri centralini, sin dal primo momento del dramma. Siamo stati lieti della fiducia e della considerazione suscitata, ma questo è semplicemente il nostro dovere: ringraziamo le voci che ci hanno sostenuto da lontano. È una soddisfazione professionale, ma – rimarca il caposquadra Francesco Marchese. – già solo la gentilezza del pensiero nei nostri confronti, rappresenta un segno tangibile di condivisione e solidarietà. Chiaro che siamo stati coinvolti in salvataggi a dir poco particolari: l’esperienza e lo studio, la preparazione sono state determinanti. I cinofili,
L’Usar, gli specialisti per la ricerca sotto le macerie, le squadre arrivate per prima sul posto hanno agito in sincronia con l’unico scopo di far bene”. E lottare contro il tempo, per fermarlo, per salvare vite che aspettano nel buio una mano fraterna. Un continuo braccio di ferro che, malgrado le parole di umiltà espresse, rende ancor più nobile la loro azione. Come in una notte lunghissima, fra cemento e dolore, aggrappati alla speranza di raccogliere gli ultimi aliti di respiro di un essere umano, nel Ferragosto più triste che il Paese ricordi.