Interviene con cuore, razionalità, Fede e passione intellettuale il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, coinvolgendo anche i laici più gelosi delle proprie radici culturali. E parte da una domanda ben precisa, a lui rivolta. “Mi è stato chiesto: la nostra fede scomparirà sotto l’Islam, stiamo giocando con la nostra fede, è un terreno di scontro: ciò non preoccupa i vescovi?”.
“Sinceramente – ci dice – non credo sia un terreno di scontro, piuttosto un campo di confronto e testimonianza. Quando il Corano avrà soppiantato il Vangelo, come accade con tutti i cattolici convenzionali, sarà stato perché i cristiani avranno buttato a mare il Vangelo, cui si attaccano dottrinalisticamente, ma da esso non vogliono sapere che l’essenziale. Il fulcro sta nella predicazione di Dio, solo e sempre amore. Non è Gesù – sottolinea – (cioè il Vangelo , poiché il Vangelo è lui), a dire: “Amate i vostri nemici e fate del bene a chi vi odia?”. Ciò che, invece preoccupa i vescovi è, per Staglianò, proprio il modo in cui il Vangelo viene vissuto. “Il Vangelo non è per nulla vissuto nelle Chiese e nelle esistenze dei cattolici convenzionali: perché è proprio la grande porta attraverso la quale l’Islam potrebbe prevalere. Infatti, mentre l’Islam tende al fondamentalismo e diventa forte, il cattolicesimo annacqua, cristianamente parlando, la fede e la testimonianza”. Come? “Facendo del gergo cristiano (tipo “crocifisso”, “presepe”, recite dell’Ave Maria, più un segno culturale della propria identità – da assumere “contro”, per lo scontro di civiltà, piuttosto che un sacramento di vita. Sì, è vero, stiamo giocando con la nostra fede. Abbiamo reso il cristianesimo un gioco, una sorta di “gioco di perle di vetro” (e qui cita Herman Hesse), fino a farla sparire e non poterla più riconoscere. E’ probabile che la sfida delle migrazioni sia proprio questa: i cattolici cristiani, quindi, riscoprano e vivano il cristianesimo nel suo nucleo incandescente che è l’amore del Dio sempre e solo amore. Lo dimostrino verso ogni prossimo accogliendo tutti per dare un esempio di umanità al mondo. Alla fine – asserisce – si comprenda che dare testimonianza a Dio non può prescindere dal testimoniare nell’amore, l’umanità di Gesù. Così, risorgerà in noi l’umanità vera, quella che solo Gesù ha introdotto nella storia, solo lui) e la potremo proporre all’Europa che ha perduto “strada facendo, il gancio verso il cielo” (Baglioni), e si è imposta come Europa dei Soldi e della finanza”. Staglianò si sofferma sui valori europei, rilanciando: “Se l’Europa dei popoli non esiste, allora non esiste neppure come soggetto umano. Non sarà , oggi, questa, la vocazione politica per l’Italia: preghiamo perché i nostri politici, in particolare Salvini, con la loro intelligenza, si adoperino per trovare soluzioni tecniche, verso un’Europa nuova, umanizzata, capace di tanta solidarietà nei confronti di quanti chiedono aiuto per essere salvati dal mare della indifferenza, dalle grandi acque dell’economicismo imperante, dagli oceani del disamore e del degrado di umanità. Acque nelle quali non si potrà nemmeno dire, leopardianamente, “il naufragar m’è dolce”. Perché il naufragio della propria umanità è solo dolore e amarezza, sfruttamento e odio. Allora, restiamo umani in Gesù, testimonieremo il Vangelo, e sarà sicuro che né l’Islam, né alcun altro prevarrà”.
E come declinare il pensiero laico con tali argomentazioni?
“In un Paese laico – risponde – anche il cristianesimo e soprattutto il cattolicesimo – dottrina sociale invidiata dai peggiori laicisti – hanno diritto di parola nell’attuale società comunicazionale (Habermas). La fede cristiana, infatti, nasce dall’evento dell’incarnazione di Dio ed è interessata a Dio perché interessata all’umano dell’uomo”. La chiosa verso il laico sentire (come quello dello scrivente, n.d.r.): “La laicità vera – conclude – quella positiva, non esclude il punto di vista religioso, ma lo mette in gioco in un dibattito laico, sul tereno dell’umano: questo è il campo su cui credenti e non credenti devono convergere per dialogare insieme, usando il comune strumento del logos: la ragione umana”. E cita i versi di John Denver, di “Rhimes and reasons: “Venite, accanto a noi, e troveremo una via migliore”.