La “Passio” di Langlois approda nel territorio marchigiano per incontrare e commuovere, ancora una volta, l’uomo, il cristiano, ma per “scombussolare” anche l’agnostico, il dubbioso, colui che cerca, s’interroga.
E il testo di Langlois, atipico per forza, durezza, penetra nell’intimo con la possente voce ed anima di Sebastiano Lo Monaco, accompagnato dalle musiche, meditate a lungo, del poeta-Granata.”
La Via Crucis è lunga cinquecento metri (recita).
Sono i cinquecento metri più lunghi della storia dell’umanità”.
Sebastiano è permeato da queste parole. Folgorato, a tal punto da restituire, intatte le emozioni di un tale scritto.
“Siamo stati chiamati nel monastero di Monte Avellana – racconta – da anime che compiono un serio percorso di fede e spiritualità, scevra da contraddizioni”.
L’attore si emoziona ai feedback dell’uditorio: “Non puoi raccontare le lacrime, la partecipazione, la tensione all’infinito.
Puoi solo osservare, sentire, viverle: e il contatto con suore, monaci, laici, ci allevia in questo nostro passo”.
Proprio come se davvero, il peso dell’umano patire, affondasse nella nuda terra, costellata di voci, impregnata di suoni e note.
Note di un’orchestra composta da molti giovani, oltre che da professionisti, immedesimata, sincronica, nel tuonare della profonda voce di Lo Monaco. “Si sono preparati tutti in pochi giorni come se l’avessero sempre avuta dentro quella Parola”. Ma quanto c’è di Lo Monaco-uomo nelle scritture? Si schermisce. “Era già tutto dentro di me ed ho avuto le parole per esprimerlo”. Iconico, il compositore, Granata: “Il mio sentire le righe del teologo sudamericano è come uno squarcio di luce nell’oscurità di un’epoca condizionata da loop, mancanza di creazione, incapacità di riflettere su noi stessi. Lo Monaco è un grande interprete e, al di là dei meriti artistici, quanto si realizza è sempre fatto con spirito di servizio e cuore, tanto cuore, nel pentagramma della vita.
E’ qualcosa che va oltre per tirar fuori la grande bellezza che è in noi”.
Approvo questo ulteriore pezzo che feci in onore del nostro Sebastiano Lo Monaco e del nostro talento musicale, Antonio Granata. Furono mesi indimenticabili, ricchi di gioia “ascensionale”. di ricerca, di cuore, quello che non c’è più. La performance ebbe successo dovunque: ribadisco, Langlois non è facile da interpretare per nessuno. Perché è diretto, duro, chiaro. E oggi, invece, prevale l’ipocrisia. A mio modesto avviso l’autore e gl’interpreti mettono in scena la Fede del Dubbio. Solo la ricerca può salvare