FONDAMENTALI SALVO CRAVANO, DAMIANO FICILI, E LA SCUOLA DI DANZA TERSICORE
Surreale, denso, passionale e crudelmente attuale il monologo di Giusi Emmanuele e Salvo Cravano sulla violenza di genere. Quella forma di cattiveria che vuole controllare, poi pressare, fino a violare, uccidere. Gli “Estroversi” hanno commosso fin dalla disposizione scenica delle donne, rintanate agli angoli della scalinata del Palazzo, al buio, con gli occhi lividi. Il dialogo fra Giusy e Salvo (Valentina e Giorgio) ha uno start adolescenziale. Valentina crede nell’amore. Come un refrain da declinare fino alla fine. Anche quando l’amore, l’abitudine alla prevaricazione, deflagrano nella violenza fisica. I dodicenni diventano adolescenti.
È la donna che inizia ad accettare, a subire, per amore , le iniziali differenze di genere. Non il contrario. Le poesie ricevute sono il segnale di una crescita incompiuta, ammalata. Si sposano. “La vita di coppia me la pensavo meglio” inizia a riflettere Valentina. Sul reading Giusy è attenta, esprime un timimg interiore che scandisce il silenzio sempre più cupo dell’anima, mentre Salvo , si fa abile contrappunto di questa crescente rottura. Grida, pretende, s’impone, ferisce. Rende bene l’idea dell’uomo che “non deve chiedere mai”. Si giustifica con il banale e dilaniante #telaseicercata. Amore è diventato un vocabolo nonsense. La platea ammutolisce ognuno è immerso nei propri perché. Giusy e Salvo sono riusciti a scavarsi dentro e a imprimere quelle ferite delle donne nascoste ancora da lividi indelebili.