C’è tanta potenza espressiva, classe, empatia, nel maestro nisseno, che fa rivivere partiture in attesa del suo tocco
È un “Dyens con fuoco”, che rinasce sotto le sue mani. Quel Dyens che compose uno dei pezzi proposti iersera al sesto “Solarino International Festival”, ha alitato il suo pathos sul fortunato uditorio. Non è esagerazione questa piccola cronaca. Il “professore” della chitarra, allievo di Diaz, sprigiona una incalcolabile varietà di toni, colori, schegge di un umanesimo letterario traslato sulla chitarra. Ne vien fuori più di un fuoriprogramma. I preludi di Bach fioriscono con una potenza e consapevolezza insolita, meditativa, di quelle che scavano dentro, così come avrebbe voluto il grande compositore. Bisogna riascoltare per rendersene conto. Ogni nota è messa lì come un piccolo universo in espansione, libero dai legami del puro esercizio di stile
. “Un grande onore esser qui – ha detto Maida dopo l’ouverture di Bach. E regala una sua trascrizione di valzer di Chopin: il Grande Valzer brillante opera 32 e opera 64. “Ho solo tolto qualche nota, i pianisti mi scuseranno”, si schermisce. Ma, anche qui, la naturale “humilitas” cede il passo ai ricami, ai repentini, romantici, cambi di ritmo, alle vibrazioni che scuotono, modulandosi in umori, paesaggi sonori di rarefatti cromatismi. Maida ha dato tutto, com’è suo abito interiore. A gustarne l’arte, oltre al pubblico, uno fra le sue centinaia di allievi, proprio l’organizzatore del Festival, Fabio Barbagallo. Neppure una legatura, una ghost-note ha inficiato una performance pressoché perfetta sotto ogni piano la si guardi. IL suo ricercare il contrasto fra diversi generi, approdando al maestro Colonna, alla contemporaneità che lambisce il pop, per operare una catarsi in “The last spring”, permeata da quella melanconica vena dell’italico genio: l’arpeggiato rimanda ai “Recuerdos de la Alhambra”. E tutto diventa naturalmente orchestrale, letterario, scultoreo. Personalissima e fedele la resa del Campero di Piazzolla, descrizione di una Primavera Portena da incorniciare. Un passaggio anche sul lungamente studiato Sor, compositore iberico che fa impazzire gli studenti, come a dire: si ripassa sempre. E senza fare accademia, ché la chitarra, alla fin fine, affonda le sue radici nella penisola iberica. Con Dyens, e il suo “Con Fuoco”, s’immerge nel sentire doloroso del leggendario compositeur parigino, che è – soprattutto – un invito alla rivalsa, al non arrendersi mai, al fuoco che scorre dentro ognuno. Quell’impeto necessario a superare le difficoltà della vita. Maida inarrivabile e attendiamo di deliziarci nel sentirlo in duo col maestro bresciano, Giulio Tampalini, con il quale fa spesso coppia armonica.